Aggregatore di feed
Dipole modulation engineering for the recycling of spent lithium iron phosphate
DOI: 10.1039/D5GC03045E, PaperLin Liu, Wenzhi Huang, Haoshen Liang, Zexin Su, Kaixiang Shi, Jie Ren, Lichao Tan, Yonggang Min, Quanbing Liu
The dual eutectic salts (LiI-LiOH) construct an ionic polarization synergistic field, accelerating the self-lithiation process of spent lithium iron phosphate (S-LFP).
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Co-upcycling of polyvinyl chloride/cotton mixed waste into 5-isopropoxymethylfurfural
DOI: 10.1039/D5GC03404C, PaperDawang Chu, Jiali Weng, Xu Liu, Hongkun Wang, Yanran Cui, Lei Nie, Zhenglong Li
The co-recycling of waste plastics, biomass waste and waste textiles represents a sustainable strategy for the efficient utilization of waste resources.
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Catalytic coproduction of renewable lubricant base oils and diesel fuels from bio-lipids and aromatics via alkylation and hydrodeoxygenation
DOI: 10.1039/D5GC03991F, PaperBinbin Zhou, Nan Wang, Yixin Fan, Yuanyang Lin, Sibao Liu, Guozhu Liu
Renewable alkane-based lubricants and diesel fuels can be co-produced from bio-lipids and aromatics through alkylation and hydrodeoxygenation processes over heterogeneous HY and Ni-ReOx/SiO2 catalysts.
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Sulfur-doped bimetallic phosphides with regulated intermediate adsorption for efficient polyethylene terephthalate upgrading
DOI: 10.1039/D5GC03484A, PaperXiaofen Huang, Zhiyong Ye, Kaige Yu, Xingchen Zhou, Xianglong Hu, Yixuan Jin, Xueliang Jiang, Huan Yang
Upgrading ethylene glycol (EG) derived from polyethylene terephthalate (PET) waste into valuable formic acid (FA) and H2 offers a promising solution for plastic pollution.
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Catalyst- and solvent-free depolymerization of poly(bisphenol A carbonate): aminolysis
DOI: 10.1039/D5GC03046C, PaperHyo Won Lee, Ji Yeong Lee, Lars Borchardt, Jeung Gon Kim
This study presents a sustainable strategy for the chemical recycling of bisphenol A polycarbonate (BPA-PC) via amine-induced depolymerization under solvent- and catalyst-free conditions.
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Strategic design principles for greener biorefineries: a substrate–process matrix emphasizing complete lignocellulose utilization from various biomass feedstocks
DOI: 10.1039/D5GC02627J, Critical ReviewJianyu Guan, Aamir Khan, Yi Zhang, Yixing Zhou, Molly Meng-Jung Li, Raffel Dharma Patria, Shao-Yuan Leu
Lignocellulosic biomass (LCB) are promising feedstocks for sustainable biofuel and bioproduct production.
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Non-ionic micelle-inspired electrochemical functionalization of diverse NH-heterocycles for the synthesis of β-aminoketones
DOI: 10.1039/D5GC01942G, PaperSanjay M. Madurkar, Kuldeep Singh Bhati, Girdhar Pal Singh, Renu Rathore, Dinesh Kumar Yadav, Siddharth Sharma
Alternatives to toxic organic solvents, transition metals, additives, and bases are desirable to reduce environmental impact and are now being reevaluated through sustainable, electrolyte-free electro-organic synthesis.
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Modulating the Cu (111) facet for selective CO2 electroreduction via tuning the oxidation state of polyaniline
DOI: 10.1039/D5GC02285A, PaperYeqing Xu, Chong-Yong Lee, Yong Zhao, Yu Yang, Xin Wang, Zhiqi Chen, Klaudia Wagner, Wei Kong Pang, Gordon G. Wallace, Caiyun Wang
The tuning of the oxidation degree of PANI facilitates Cu2+ adsorption on quinoid –N sites, which promotes Cu (111) facet formation, leading to enhanced CH4 selectivity in CO2 electroreduction.
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Technical and carbon footprint assessment of mortars derived from CO2 and magnesia recovered from bischofite
DOI: 10.1039/D5GC03502C, PaperYufeng Song, Jiaze Wang, Xinpeng Wang, Jiahao Zhou, Cise Unluer, Tao Shi, Aoyun Zhang, Chenggong Chang, Shaoqin Ruan
Valorizing waste bischofite into reactive magnesia cement for CO2-sequestering mortars.
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Polyurethane depolymerization by dialkyl carbonates: toward sustainable chemical recycling
DOI: 10.1039/D5GC02533H, Paper


Harmless chemical recycling of polyurethane foams: depolymerization with diethyl carbonate allows deep recovery of both constituting monomers, i.e. polyols and diisocyanates, without requiring phosgene as toxic and wasteful reagent.
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Tracking the hydrogen spillover of heterogeneous catalysts in hydrogenation: from formation, migration, and regulation to fate
DOI: 10.1039/D5GC02983J, Tutorial ReviewGuangxun Sun, Peng Xue, Lei Wang, Xin Zhang, Guangzheng Sun, Zhidong Wang, Qian Zhang, Peng Zhang, Yunqi Liu, Yuan Pan
The review “Tracking the hydrogen spillover of heterogeneous catalysts in hydrogenation: from formation and fate to regulation” discusses the challenges in structure optimization and offers strategies to enhance hydrogen spillover efficiency.
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La Chimica della vecchia talpa.
Claudio Della Volpe
Non posso cominciare questo post (vedrete un po’ strano ed anomalo) se non ricordando un altro post scritto anni fa da Rinaldo Cervellati che tutti voi conoscete, collega di Bologna e collaboratore di questo blog dal principio, che ha scritto un bel libro che compare nella nostra pagina principale dedicato alle donne che avrebbero meritato il Nobel. Rinaldo da qualche tempo è in pausa, ma spero tanto ci legga e poi torni a scrivere per noi tutti.
Il post di Rinaldo è splendido ed è dedicato alla mole, un concetto di cui rifà la storia ed analizza la complessità e difficoltà didattica; vi consiglio caldamente di rileggerlo.
C’è una pagina web dedicata sempre a questo concetto (mole e talpa) e che si intitola proprio: Calcolatrice Chimica delle Talpe

In inglese il collegamento fra talpa e mole è immediato, in quanto la talpa si chiama proprio: mole; in tedesco mol.

La parola “mole” in chimica non ha un’origine specifica ma è un calco del tedesco Mole, che deriva a sua volta dal latino moles, “massa” o “quantità”, e fu introdotta dal chimico Tedesco Wilhelm Ostwald per indicare una grande quantità di particelle.
Il post di Rinaldo comincia proprio da quel “cattivone” di Ostwald, ricordandoci che fu un premio Nobel particolare, che ricorda per certi aspetti San Paolo, un convertito, insomma.
Inizialmente era un cultore dell’energetismo, tutto era energia, e la società umana era basata sull’efficienza con la quale era in grado di sfruttare l’energia; gli atomi di cui si parlava ormai da cento anni prima di lui erano solo, per Ostwald prima della “conversione”, un trucco per analizzare i dati.
Ostwald criticava le spiegazioni meccanicistiche della natura che riducevano tutto al movimento degli atomi, l’energia era il concetto più fondamentale e universale, e la materia poteva essere compresa in termini di energia e delle sue trasformazioni. Riteneva che l’idea degli atomi non soddisfacesse lo scopo della scienza di spiegare i fatti e non fosse un’ipotesi sufficientemente robusta, soprattutto in relazione ai fenomeni chimici.
Sebbene non fosse un sostenitore della teoria atomica, Ostwald fu uno dei fondatori della chimica fisica, contribuendo a discipline che in seguito sarebbero diventate fondamentali per la comprensione della chimica moderna, compresa la teoria atomica.
La legge di Ostwald delle diluizioni, sviluppata nel 1888, permette di mettere in relazione la costante di dissociazione di un elettrolita debole con la conduttività ionica equivalente:

Keq è la costante di equilibrio, la lettera greca lambda indica la conduttività ionica equivalente e C la concentrazione. Non ne parleremo oggi.
L’energetismo d’altronde ebbe comunque un enorme peso culturale, per esempio influenzò profondamente il pensiero di Bogdanov, membro dei bolscevichi e che si scontrò con Lenin proprio su questi concetti. Energetismo voleva dire che l’energia era l’unica realtà che accomunasse materia bruta, spirito umano e società umana. Al concetto di atomo Ostwald contrapponeva “il concetto ipotetico di sistema energetico”, aprendosi la via a una rappresentazione unitaria del “divenire naturale”, che va dalla natura inorganica alla vita fino alla nascita della coscienza. Lo scontro fra materialismo ed energetismo vide schierati su fronti opposti le più importanti personalità della scienza mondiale, alcune delle quali ricordiamo qui:
EnergetismoAtomismoOstwald, Mach, Avenarius, Wald, DuhemBoltzmann, Cannizzaro, PerrinRicorderemo invece gli esperimenti condotti da Jean Perrin sul moto browniano delle particelle in sospensione in un liquido che culminarono nel 1908 che fornirono una forte evidenza dell’esistenza degli atomi, dimostrando che il moto irregolare e incessante di tali particelle era causato da collisioni con le molecole invisibili del liquido. Questi risultati hanno permesso a Perrin di determinare valori per costanti fondamentali legate al moto atomico, come la costante di Boltzmann, che hanno a loro volta contribuito a convincere scienziati come Wilhelm Ostwald, inizialmente scettico, della realtà fisica degli atomi.
Ostwald, ormai convertito all’atomismo, ricevette il Nobel per la Chimica nel 1909, per le sue ricerche sui principi fondamentali dell’equilibrio chimico, sulle velocità delle reazioni chimiche e per il suo lavoro sulla catalisi. Perrin lo ha ricevuto per la Fisica nel 1926 per le sue ricerche sulla struttura discontinua della materia, in particolare per la scoperta dell’equilibrio di sedimentazione, che fornì prove concrete sull’esistenza degli atomi attraverso lo studio del moto browniano.
Ma ripeto fu proprio Ostwald ad inventare e portare alla luce il concetto di mole, “scavando”, facendosi spazio attraverso il sottosuolo culturale dell’energetismo, direi nonostante l’energetismo.
In questi stessi anni si sviluppava la meccanica quantistica e la relatività e cresceva la polemica fra Einstein e Bohr, di cui parleremo in prossimi post.
Anche se sembra sconvolgente un Nobel, come Ostwald, poteva arrivare al 1908 senza credere nella realtà degli atomi, ipotesi avanzata da Dalton nel 1801 e diventata rapidamente una teoria fondamentale! Decisamente la scienza non ha uno sviluppo lineare come spesso ci viene raccontato!
Ed è per questo che la talpa che scava sottoterra, invisibile ma poi esplode in modo inatteso in superficie con la sua attività è un’animale che torna nella cultura moderna.
Shakespeare lo fa citare nell’Amleto al suo personaggio rivolto al fantasma di suo padre alla fine del primo atto; la voce dello spettro del padre ingiunge ad Amleto e ai suoi amici di giurare vendetta sulla spada “Swear by his sword”. Il fantasma si è molto spostato, anche se non si vede, dal luogo dove è apparso e scomparso. Perciò Amleto dice “Well said, old mole! Canst work i’ th’ earth so fast? A worthy pioneer!” che si potrebbe tradurre “Ben detto, vecchia talpa. Come fai a lavorare sottoterra così svelto? Che degno minatore!”.
Hegel indicando l’operare dello spirito nel “sottosuolo” della storia e la sua capacità di scuotere la “crosta terrestre” che rappresenta invece il nostro presente scrive nelle Lezioni sulla storia della filosofia «Hai lavorato bene, brava talpa!».
Ma ovviamente la frase più famosa viene ancora dopo, ne Il 18 brumaio di Luigi Buonaparte, Marx riferendosi al processo costante e profondo che modifica la realtà capitalistica della metà XIX secolo sbucando poi come sommovimento sociale nel momento più inaspettato, scrive la celeberrima frase «Ben scavato, vecchia talpa!» attribuendo alla rivoluzione l’abilità del minatore shakespeariano.
Ecco dunque che la talpa come animale simbolico è e rimane importante nella cultura mondiale.
Nella Chimica arriva tramite un caso linguistico; la talpa si dice “mole” in inglese, con una etimologia che condivide la stessa radice del francese “moulon” (cumulo) e del tedesco “Mahl” (granulo), riferendosi però alla terra smossa o al cumulo di terra creato dalla talpa che scava.
A questo punto non mi resta che chiudere il cerchio della talpa citando qui una malinconica poesia di un grande chimico e scrittore, Primo Levi, che scrisse i malinconici versi che seguono, con probabile riferimento a se stesso che cercava disperatamente di “digerire”, di superare la terribile esperienza della Shoah, ma anche l’insensibilità, la difficoltà che trovava nel farsi ascoltare quando parlava di “quelle oscure cose”, un po’ come in “Napoli milionaria!”. In quella commedia del 1950, il drammaturgo napoletano Eduardo De Filippo, attraverso la figura di Don Gennaro, rappresenta invece l’atteggiamento di chi cerca di affrontare la dura realtà post-bellica, ma viene soffocato dal rumore del quotidiano e dalla disperazione dei tempi: nessuno lo ascolta.
Non è tanto la guerra in sé a non essere ascoltata, ma la possibilità di parlarne e di trovare risposte in un contesto di ritrovato temporaneo ed occultante slancio economico; un po’ come quando oggi si parla di guerra e crescita economica dimenticando che sarebbe nucleare e senza ritorno.
Vecchia talpa.
Che c’è di strano?
Il cielo non mi piaceva,
Così ho scelto di vivere solo e al buio.
Mi sono fatto mani buone a scavare,
Concave, adunche, ma sensitive robuste.
Ora navigo insonne Impercettibile sotto i prati,
Dove non sento mai freddo né caldo
Né vento pioggia giorno notte neve
E dove gli occhi non mi servono più.
Scavo e trovo radici succulente,
Tuberi, legno fradicio, ife di funghi,
E se un macigno mi ostruisce la via
Lo aggiro, con fatica, ma senza fretta,
Perché so sempre dove voglio andare.
Trovo lombrichi, larve e salamandre,
Una volta un tartufo,
Altra volta una vipera, buona cena,
E tesori sepolti da chissà chi-
In altri tempi seguivo le femmine
E quando ne sentivo una grattare
Mi scavavo la via verso di lei:
Ora non più; se capita, cambio strada.
Ma a luna nuova mi prende il morbino, e allora qualche volta mi diverto
A sbucare all’improvviso per spaventare i cani”.
Primo Levi, scrisse questa poesia nel 1961, nel Bestiario, una raccolta poi pubblicata nelle sue opere complete.
Cosa riserva il futuro alla talpa nella cultura umana e alla mole in Chimica?
L’unica cosa che mi sento di aggiungere è che non possiamo rimanere sottoterra, usciamo allo scoperto, diciamo no alla guerra, talpe anche noi.
Consultati:
https://purecalculators.com/it/moles-calculator#h-0-gen
La mole nascosta Dai lavori scientifici ai testi didattici: il caso del Numero di Avogadro.2.Primo Levi, Opere complete
William Shakespeare, Amleto.
https://keespopinga.blogspot.com/2022/07/
LA RELATIVITÀ DA NEWTON AD EINSTEIN (PARTE 3)Fai clic per accedere a DiMeo299-331.pdf
Segnalo la lettura delle frasi seguenti che segnano il percorso del pensiero di Ostwald, la talpa atomica che scava dentro l’energetismo.
Nel 1895, al congresso dei medici e naturalisti che si tenne a Lubecca, Ostwald lesse una comunicazione dal titolo, molto significativo, Il superamento del materialismo scientifico. Tra le altre cose Ostwald disse:
“La materia è un’invenzione, del resto abbastanza imperfetta, a cui facciamo ricorso per rappresentarci quanto vi è di permanente in tutto ciò che accade. La realtà effettiva, quella che opera su di noi, è l’energia, [inoltre] l’irreversibilità di fatto dei fenomeni effettivi della natura dimostra che vi sono processi i quali non sono descrivibili mediante equazioni meccaniche, e con ciò il verdetto sul materialismo scientifico è deciso.”
Intorno alla energetica moderna Wilhelm Ostwald, 1907
Un accenno a questo dovere ed a questa necessità, fatto da me a Lubecca nel 1896 in una conferenza sulla Disfatta del materialismo scientifico, tenuta in occasione della riunione annuale dei naturalisti tedeschi, richiamò, è vero, l’attenzione di molti, ma non riuscì a modificare essenzialmente quello stato di cose. Era perciò necessario di mostrare, portando uno sguardo sintetico nei domini generali della scienza, che il concetto e le leggi dell’Energia hanno in sè stessi realmente la facoltà di unificare e di chiarire, perchè attraggono l’attenzione dello studioso sui problemi reali ed eliminano quelli apparenti. Il mio corso di lezioni di filosofia naturale, tenuto nel 1902, ebbe appunto questo scopo.
Ostwald : 4a edizione del trattato Grundriss der allgemeinen Chemie 1908
«Mi sono convinto che da breve tempo siamo giunti in possesso delle prove sperimentali della natura discreta ossia granulare della materia, [prove] che l’ipotesi atomica aveva atteso vanamente da secoli, anzi da millenni … l’accordo dei moti browniani con le conseguenze dell’ipotesi cinetica che è stato verificato da una schiera di ricercatori…autorizzano ora anche lo scienziato prudente a parlare di una conferma sperimentale della natura atomica della materia estesa. Con ciò quella che è stata finora l’ipotesi atomica è assurta al rango di una teoria scientifica ben fondata».
Ed infine Perrin, il calcolatore del numero di Avogadro, nel suo Les atomes del 1913:
«La teoria atomica ha trionfato. Ancora poco tempo fa assai numerosi, i suoi avversari, alfine conquistati, rinunciano uno dopo l’altro a sfide che furono a lungo legittime e senz’altro utili. È a proposito di altre idee che ormai sarà condotto il conflitto degli istinti di prudenza e di audacia il cui equilibrio è necessario al lento progresso della scienza umana. Ma nel trionfo stesso, vediamo svanire ciò che la teoria primitiva aveva di definitivo e di assoluto. Gli atomi non sono quegli elementi eterni e indivisibili la cui irriducibile semplicità dava al Possibile un limite, e, nella loro inimmaginabile piccolezza, cominciamo a presentire un formicolio prodigioso di mondi nuovi».
Cronaca di un rientro a casa.
Mauro Icardi
Difficilmente si riesce a stare lontani dai propri interessi e dagli argomenti che sono stati la base della tua crescita personale, ancor prima che professionale.
Certi concetti sono come un fiume carsico, sembrano sparire, ma poi si ripresentano. E questo accade anche quando magari vengono per qualche tempo accantonati, per delusione o fatica. Nel mettere in ordine la libreria mi sono ritrovato tra le mani questo numero di “Le Scienze dossier”, supplemento che ormai non viene più pubblicato.

La rivista è uscita nell’autunno del 2000, ovvero un quarto di secolo fa. La mia impressione è che da allora si sia fatto qualcosa, ma non abbastanza. Ogni volta che viene diramata un’allerta meteo si verificano alluvioni, trombe d’aria, grandine con chicchi grandi come palle da tennis; fanno seguito interviste alle persone che hanno subito danni, che si mostrano più avvilite per il danneggiamento dell’auto, piuttosto che del tetto di casa. Si sente spesso ripetere dagli intervistati che non si era mai visto niente di simile in passato, cosa che dovrebbe indurre a qualche riflessione.
Ma tutte queste esperienze, sono esperienze indirette, che hanno un impatto mediato dal mass media che te lo veicola.
Martedì 23 settembre esco di casa come al solito e vado al lavoro. Telefono a casa, cosa che faccio ogni giorno, e tutto è normale. Esco dal lavoro alle 17.00 e mi dirigo in bicicletta verso la stazione di Legnano.
Non ho avuto tempo di guardare dallo smartphone i siti che danno la situazione del traffico ferroviario in tempo reale, sono uscito dall’ufficio con il sole. Arrivato in stazione i monitor mi informano di pesanti ritardi sulla linea che uso per tornare a casa. Richiamo e mia moglie mi informa che ci sono stati una quindicina di minuti di una fortissima precipitazione, con grandine, tuoni e vento.
La cronaca è riassunta in questo articolo dell’edizione milanese di Repubblica.
L’ondata di maltempo che già ieri aveva causato gravi danni in varie zone della Lombardia è tornata a investire il Varesotto: tra le aree più colpite c’è proprio la città di Varese, che è stata flagellata da un autentico nubifragio, con precipitazioni copiose e grandinate. L’acqua è arrivata anche a invadere una parte del centro commerciale Belforte. Alcune strade si sono trasformate in fiumi per le abbondanti piogge – soprattutto nelle zone di viale Ippodromo, di viale Valganna e della Schiranna – mandando il traffico in tilt: Autolinee Varesine, tramite i propri canali social, ha avvisato gli utenti di rilevanti modifiche al servizio su numerose linee, parlando di “allagamenti e disagi diffusi”.
La situazione non è migliore sul versante del trasporto ferroviario: Trenord ha comunicato che per colpa di danni dovuti al maltempo la circolazione è stata momentaneamente sospesa tra le stazioni di Malnate e Varese-Casbeno: tre i treni cancellati. Si segnalano inoltre ritardi dovuti a un veicolo che ha danneggiato le sbarre di un passaggio a livello in prossimità di Varese-Casbeno, nonché sulla linea tra Varese e Gazzada.

Riesco a prendere il mio solito treno delle 17.12 che arriva con solo 25 minuti di ritardo. Ma è strapieno, il conducente si affaccia dal finestrino e mi dice che non sa se potrò salire, il capotreno invece mi fa cenno di sì. Non ci sono solo io che devo proseguire dopo Varese. Sul monitor si legge che la destinazione finale del treno è Varese, dove di solito faccio il cambio salendo sui treni diretti in Svizzera. Ma appena dopo il capotreno ci informa della limitazione del treno a Gallarate.
A Gallarate sul marciapiede dove ferma il treno, c’è il caos. La prima cosa che mi viene in mente sono i film, o i documentari che mostravano come si viaggiava in tempo di guerra. Gente disorientata che mi rende quasi impossibile dirigermi verso il sottopassaggio. Un ragazzo che conosco, che prima viaggiava anche lui con bici al seguito, è fermo da circa un’ora. Hanno annunciato due treni che sarebbero dovuti arrivare a Varese, ma in realtà ha visto partire un treno cantiere, diretto a sgomberare il tratto di linea tra Gazzada e Varese, dove la sede ferroviaria è allagata e ci sono rami caduti sulla linea. Capisco che la situazione è critica. Riesco ad arrivare sul piazzale esterno della stazione, richiamo casa avvertendo che data la situazione rientrerò in bicicletta. Mi raggiunge il mio amico, che dice che andrà a farsi prestare una bici dalla sorella che vive a Gallarate e che farà come me. Lo saluto perché intanto la perturbazione che ha flagellato la Valceresio si sta avvicinando. Appena lasciata Gallarate mi riparo sotto un balcone, indosso i pantaloni antipioggia, e la copertura impermeabile allo zaino. Un fulmine saetta a poche decine di metri, con conseguente botto assordante. Non provo paura, ma sgomento, e comincio a pensare se non dovrò cercarmi un albergo per dormire in zona. Poi la situazione si normalizza. Alla fine pedalo fino a Varese bene o male riparato dalla mia attrezzatura antipioggia per la bici, e mi dirigo in stazione per verificare la situazione della circolazione dei treni. Sta riprendendo gradualmente, quindi salgo su un treno annunciato con arrivo a Chiasso, perché freddo e umidità si stanno facendo sentire. Veniamo ancora fatti spostare su un treno pronto sul binario a fianco, perché il blocco della circolazione ferroviaria e i ritardi hanno scombinato tutti i turni e la circolazione ordinaria ne risente. Il treno fermerà a Mendrisio, i passeggeri diretti a Lugano troveranno coincidenza, mentre per Chiasso ancora non si sa nulla. Io nel frattempo sarò già sceso ad Arcisate.
Alla fine uscito dall’ufficio alle 17.00 entro in casa alle 20. Posso dire di essere stato fortunato, anche se ceniamo a lume di candela, perché la corrente ancora non è tornata. Qualche tegola del tetto è spostata, ma il tetto è ancora sulla nostra testa. Ma ci andrà sempre così bene? Si è cenato a lume di candela, perché la corrente non era ancora tornata, però non c’era un’atmosfera romantica, tutt’altro.
Ho assaggiato l’antipasto della “carne dell’orso” di cui parlava Primo Levi, che poi trasformerà nel racconto Ferro nel “Sistema periodico”.
Pensavo di essere resiliente, in parte lo sono stato. Ma la paura e il disorientamento si sono affacciati alla mente. E soprattutto ho potuto sperimentare nei giorni successivi il solito disinteresse al tema, già sperimentato in altri contesti, anche familiari. Nella stessa settimana Trump intervenendo al palazzo di vetro all’Onu dichiara che :” Il cambiamento climatico è “la più grande truffa” di tutti i tempi. Le politiche green dell’Europa sono inattuabili “e porteranno al fallimento” diversi paesi. Negli ultimi anni “non c’è stato un aumento delle temperature anzi un raffreddamento”.
Se qualcuno ha lo stomaco forte, può trovare in rete il testo integrale del discorso. Le farneticazioni del presidente degli Stati Uniti fanno il paio con quelle di Adolf Hitler.
Questo blog si occupa di chimica, di scienza, ma oggi è sempre più difficile e faticoso farlo, in un mondo dove il senso della realtà è ai livelli più bassi di sempre.
Mi scuso con i lettori, in questo post non c’è chimica, non c’è depurazione, ma ugualmente non potevo tenere queste sensazioni solo per me. La crisi del clima è una guerra silente, che viene peggiorata da ogni conflitto reale, in termini di emissioni di combustibili fossili. E decine di istituzioni scientifiche per lo studio del clima vengono cancellate d’autorità negli Stati Uniti. Tutto questo è follia, non trovo un altro termine che possa definire meglio la situazione attuale.

Mi prendo un’ultima libertà. Dedico questo post al mio carissimo amico Maurizio Tron, ormai “diversamente presente” dall’Aprile 2024. Maurizio, insegnante al Liceo scientifico Pascal di Giaveno, per anni vicepresidente della società meteorologica italiana, era colui che sempre cercavo quando queste sensazioni di incredulità e di inutilità mi assalivano. Primo Levi raccontava di un sogno: era a tavola con amici e parenti, in un’atmosfera giovale e festosa. Ma quando iniziava a parlare della prigionia, uno alla volta i suoi amici e familiari si alzavano e lo lasciavano solo. Qualcosa di simile mi capita quando cerco di parlare con amici o parenti della crisi climatica. Nessuno abbandona il tavolo lasciandomi solo, ma capisco di essere il guastafeste, alla fine abbandono il tentativo Con Maurizio questo non succedeva mai E parlare con lui mi aiutava sempre a trovare quel briciolo di speranza. Critica ma pur sempre speranza.
Sustainable biodiesel synthesis via non-catalytic transesterification of biomass waste-derived oil and ethanol
DOI: 10.1039/D5GC02712H, PaperJee Young Kim, Dohee Kwon, Jun Ho Yim, Youngju Kim, Young Jae Jeon, Eilhann E. Kwon
Ethanol (EtOH)-based biodiesel, known as fatty acid ethyl ester (FAEE), offers better fuel properties than methanol-based biodiesel.
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Chemistry finds green pastures in Spain
DOI: 10.1039/D5GC90145F, EditorialPedro Lozano, Arjan W. Kleij, Eduardo García-Verdugo
This Editorial commemorates the recent establishment of the Green Chemistry Division (GEQV) of the Spanish Royal Society of Chemistry (RSEQ).
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Electrochemical upgrading of 5-hydroxymethylfurfural via a defect-rich NiCo2O4 array
DOI: 10.1039/D5GC03049H, Paper


During HMFOR, mixed-ionic-defect-driven surface partial evolution forms a NiCo2O4/NiCoO(OH) heterojunction that tunes H2O and HMF adsorption, delivering highly active and selective HMFOR.
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Photocatalytic synthesis of 3,3-disubstituted cyclobutanols via trifunctionalization of [1.1.1]propellane
DOI: 10.1039/D5GC02651B, PaperJiacheng Li, Yue Wang, Yijun Jin, Longyi Li, Guoxiang Bao, Xingyi Zhu, Xinpeng Jiang
Aqueous-phase trifunctionalization of [1.1.1]propellane enables direct access to diverse 3,3-disubstituted cyclobutanols under mild conditions.
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Visible-light-driven TTST enables divergent synthesis of trifluoromethylated and trifluoromethylthiolated products through chemo- and regioselectivity
DOI: 10.1039/D5GC02793D, PaperShuo Li, Hao Zheng, Yuyan Xu, Chuchu Xie, Jie Sun, Zhiwei Chen
Visible-light-driven chemo-/regioselective diversification using TTST's dual radical reactivity for CF3/SCF3-functionalized products.
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Boosting multi-enzyme cascade activity for glucose biosynthesis by kinetics-oriented grouped immobilization
DOI: 10.1039/D5GC03123K, PaperRuobing Xin, Yuyao Wang, Qiang Chen, Jiangang Yang, Yujun Wang, Guangsheng Luo
A novel kinetics-oriented grouped immobilization on low-cost resin enables efficient five-enzyme cascade catalysis for bottom-up glucose biosynthesis.
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Carbon-encapsulated FeNi nanoparticles for efficient magnetically induced levulinic acid hydrogenation
DOI: 10.1039/D5GC03853G, Paper


Sustainable one-step synthesis of FeNi NPs over N-doped carbon enables efficient magnetic hydrogenation of biomass in water under mild conditions.
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